I mercati finanziari, a volte, entrano prepotentemente nella vita quotidiana anche quando non si ritiene di avere le competenze per capirne le dinamiche e gli andamenti: termini come spread, BTP, Bund, differenziale, investimento sono ormai di uso comune, anche se non sempre se ne conosce appieno il significato.
Cosa sono i BTP e i BUND
Il BTP è un titolo di Stato pluriennale a tasso fisso emesso dalla Banca d’Italia ed è una forma di investimento ritenuta sicura sebbene di poco rendimento. Il Bund è un titolo di Stato con le stesse caratteristiche di quello italiano, ma è tedesco. Il rendimento BTP è dato dalla somma degli interessi che il titolo matura negli anni + la differenza tra il prezzo di acquisto e il suo valore di rimborso. Il famigerato spread tra BTP e BUND è la differenza di rendimento tra il BTP decennale italiano e il corrispettivo BUND decennale tedesco.
Perché raffrontare i due titoli italiano e tedesco? I titoli tedeschi sono considerati dai mercati finanziari – in tempi normali – a rischio molto basso e sono utilizzati dunque come mezzo di paragone per valutare il rischio associato al debito pubblico di altri paesi, in quanto maggiore è il rischio associato all’emittente di un titolo di Stato, maggiore sarà il rendimento richiesto per l’acquisto del titolo stesso. Ciò significa che quando lo Spread BTP/Bund aumenta – vale a dire la differenza di rendimento tra i due titoli di stato è molto grande – l’Italia perde parte della sua credibilità sui mercati finanziari sia come creditore che come debitore; quando, invece, la forbice si restringe, l’Italia riguadagna credibilità. È possibile che lo spread aumenti perché il Bund tedesco perde in rendimento rispetto ad un incremento della domanda di mercato; pertanto, l’interpretazione delle variabili economiche e dell’andamento dei mercati deve essere sempre contestualizzata.
Esempi di rendimento dallo spread BTP/Bund
Oltre a una questione di “immagine” e credibilità sui mercati, il differenziale BTP/Bund – quando è ampio – comporta un incremento del rendimento che l’ente emittente dovrà garantire ai sottoscrittori dei titoli e per fare questo è necessario, poi, aumentare i tassi di interesse sulle nuove emissioni che se dal lato del contraente può essere positivo, non lo è da parte dello stato debitore che vede aumentare il proprio onere in modo sempre più gravoso.
Se il rendimento BTP è del 5% e quello del Bund del 2% si parla di una spread pari a 300 punti percentuali (dato dalla differenza tra 5-2 = 3 %).
Il differenziale o spread può aumentare per due motivi:
- Quando il rendimento del BTP resta fermo, mentre quello del BUND tedesco scende, ma in questo caso non si tratta di una differenza che comporta ulteriori oneri sul debito pubblico, in quanto può trattarsi di andamenti fisiologici del mercato.
- Quando il rendimento del BTP sale mentre quello del BUND resta fermo. È il caso che si verifica con più frequenza perché i titoli tedeschi sono più stabili e sicuri nell’ambito della cosiddetta “zona euro”. Quando si verifica questa situazione, il rendimento del BTP aumenta e ciò significa contestualmente un incremento del debito. L’aumento del debito comporta il rischio del mancato pagamento della cedola e del rimborso del capitale al momento della scadenza dell’investimento.
È possibile il verificarsi della combinazione dei due casi: il BTP sale e il BUND scende che è l’ipotesi più rischiosa che può condurre all’aumento del debito fino alla mancanza di liquidità nel momento del rimborso del capitale investito con conseguente dichiarazione di bancarotta finanziaria. Paradossalmente quando lo spread aumenta, il rendimento BTP aumenta, ma dal punto di vista operativo dei mercati finanziari, l’aumento dello spread e del rendimento del BTP significa un aumento del rischio default per l’Italia, i titoli perdono prezzo, ma sono più redditizi incrementando la percezione di volatilità e rischio dei titoli italiani rispetto a quelli più stabili tedeschi. La conseguenza dell’aumento dello spread BTP/Bund è la formazione di una spirale viziosa che porta lo Stato ad aumentare i tassi di interesse per renderli appetibili agli investitori, alimentando contestualmente il già gravoso debito pubblico.